La Cina ha una storia talmente particolare che molte sue tradizioni fanno parte del Patrimonio Culturale Immateriale dell’UNESCO, e quindi appartengono a tutti noi esseri umani.
Partiamo proprio dalle tradizioni che per secoli sono state tramandate di generazione in generazione: la sericoltura e l’artigianato della seta della Cina che sono patrimonio UNESCO dal 2009.
La leggenda della seta
Secondo un’antica leggenda cinese, che risale a più di 5.000 anni fa, l’imperatrice Lei-Tsu, o Xi Ling Shi, moglie dell’imperatore Huang Ti (chiamato anche l’Imperatore Giallo, vissuto intorno al 3000 A.C.), stava sorseggiando il tè sotto un albero di gelso quando un bozzolo accidentalmente cadde nella sua tazza, cominciando a perdere coesione e a mostrare i fili di cui era composto.
L’imperatrice si innamorò immediatamente di quei fili così luccicanti e resistenti, capendo da subito che si prestavano ad essere tessuti. Ma non solo: rimosso il bozzolo, notò che al suo interno si nascondeva un baco e che quel baco si nutriva delle foglie del gelso che cresceva nel suo giardino. Così, invece di liberarsi dei bruchi, chiese al marito il permesso di piantare gelsi per poter coltivare i bachi.
Fu così che Lei-Tsu divenne non solo la scopritrice della seta, ma anche la prima sericoltrice e l’inventrice del telaio per la seta. Si narra, infatti, che fu lei a insegnare alle altre donne della corte a tessere il bozzolo del baco da seta. Queste scoperte furono così importanti che l’imperatrice entrò nel pantheon delle divinità cinesi, con il nome di “Madre del baco da seta”, Can Nai Nai.
Oggi, grazie alle scoperte archeologiche, la leggenda e la tradizione vengono confermate da antichi reperti in seta riportati alla luce che provengono da siti della cultura tardo-neolitica di Liangzhu, fiorita in Cina tra il 3.300 e il 2.200 a.C.
La sericoltura e l’artigianato della seta hanno, tradizionalmente, un ruolo molto importante per le donne, soprattutto nell’economia delle regioni rurali. Venivano tramandate all’interno delle famiglie attraverso l’apprendistato, con tecniche spesso diffuse all’interno dei gruppi locali.
La fabbricazione della seta è complessa e comprende diverse fasi: la coltivazione dell’albero del gelso, la bachicoltura, ossia l’allevamento dei bachi da seta, lo srotolamento della seta, la lavorazione del filo, la progettazione e la tessitura del tessuto.
Verso l’inizio dell’anno lunare, il capodanno cinese, i coltivatori di bachi da seta invitano gli artigiani nelle loro case per raccontare la storia della Dea del Baco da seta, per scongiurare il male e garantire un raccolto abbondante.
Poi, all’inizio di aprile, durante il Festival dei Fiori dei Bachi da Seta, le coltivatrici si adornano con fiori colorati, di seta o di carta, e fanno delle offerte agli dei come auspicio per un buon raccolto.
Il ciclo di vita del baco da seta, poi, viene visto, metaforicamente come una rappresentazione della vita, della morte e della rinascita degli esseri umani. Negli stagni che circondano i villaggi, i resti del baco da seta vengono usati per alimentare i pesci, mentre il fango degli stagni fertilizza gli alberi di gelso e le foglie a loro volta alimentano i bachi da seta.
Un vero cerchio della vita.
La Via della Seta
“La Via della Seta” indica quell’insieme di percorsi carovanieri e rotte commerciali che congiungevano l’Asia Orientale, e in particolare la Cina, al Vicino Oriente e al bacino del Mediterraneo.
La seta cominciò a uscire con una certa regolarità dalla Cina, gelosa custode del segreto della sua lavorazione, verso la fine del 200 a.C. sia come parte dei beni razziati dai nomadi a seguito delle loro incursioni sul territorio cinese, sia come dono ufficiale inviato ai capi nomadi dai primi imperatori.
La Via della Seta si snodava per circa 6.500 Km di lunghezza, e andava dalla Cina orientale al Mediterraneo seguendo la Grande Muraglia cinese, scavalcando il deserto Taklamakan (situato quasi interamente nella regione autonoma dello Xinjiang) salendo la catena montuosa del Pamir, attraversando il moderno Afghanistan, con un importante mercato di scambio a Damasco.
Da qui la merce veniva spedita attraverso il Mar Mediterraneo.
Nel 200 a.C. la Corea vide la nascita di una propria industria della seta, grazie ad immigrati cinesi che lì si erano stabiliti. Nel 300 d.C. la sericoltura si era diffusa in India, Giappone e Persia (Iran). Nel 550 d.C. la seta raggiunse l’Europa tramite l’impero Bizantino (Turchia).
Secondo una leggenda, i monaci dell’imperatore Giustiniano contrabbandarono le uova del baco da seta a Costantinopoli (l’attuale Istanbul), inserendoli in canne cave di bambù. Anche per i bizantini, come per i cinesi, la tessitura e la commercializzazione dei tessuti di seta rappresentava un segreto imperiale.
Nel 600 d.C., gli Arabi conquistarono la Persia e confiscarono le loro magnifiche sete, permettendo di fatto la diffusione della sericoltura e della tessitura della seta attraverso l’Africa, la Sicilia e la Spagna.
La Spagna è stata per anni il principale centro di produzione di seta in Europa fino al 1200, quando l’Italia diventò la protagonista della produzione della seta. I mercanti veneziani basarono la loro fortuna commerciale sullo scambio di tessuti di seta, ed incoraggiarono i coltivatori di seta a stabilirsi in Italia.
Nell’ultimo secolo, il 1900, vi è stata una caduta dell’industria della seta in Europa per la presenza di seta economica soprattutto giapponese, l’apertura del canale di Suez, l’avvento della fibra artificiale di nylon e le due guerre mondiali. Dopo la seconda guerra mondiale la produzione della seta riparte del Giappone grazie a politiche statali favorevoli.
Dimostrando che la storia segue i propri principi e le proprie origini, la Cina oggi ha riconquistato il dominio nella produzione e nell’esportazione di seta. E la qualità delle loro sete non ha eguali nel mondo.