Se il Ministero dell’Agricoltura ha preso anche la delega al Turismo perché l’enogastronomia è uno dei principali driver delle scelte di viaggio, potevamo mancare al Vinitaly?
Abbiamo fatto visita ad una delle maggiori fiere internazionali dedicate al vino proprio per vedere come si declina turismo e vino in Italia.
Questo anno i dati del Vinitaly sono impressionanti. Dopo 40 eventi di promozione durante l’anno in Italia e all’estero, l’edizione della fiera del 2019 ha occupato un’area di 100.000 mq, con 4.600 aziende da 35 nazioni e oltre 17.000 le etichette a catalogo.
Per non parlare del ‘Fuorisalone’ a Verona (che si chiamava “Business in fiera, wine lover in città”) dove sono stati dirottati tutti gli amanti del vino che non erano operatori professionali del settore.
Ma torniamo a vino e turismo.
Secondo i dati delle ricerche di mercato, il desiderio di assaggiare un piatto particolare o un territorio con vini particolari rappresenta tra il 70 e l’80 % della motivazione ad un viaggio turistico, e la forbice dipende da chi ha condotto le ricerche e da quale angolazione lo ha osservato.
Questo dato non va confuso però con l’enoturismo, ossia un viaggio la cui unica motivazione è quella dell’assaggio di vini, dove i numeri sono diversi. Secondo una ricerca commissionata da VeronaFiere a Nomisma, le regioni che hanno maggior fascino per gli enoturisti sono la Toscana con il 27%, il Piemonte con il 12%, il Veneto con il 9% e la Sicilia con il 7%. Seguono poi il Friuli Venezia Giulia e la Puglia con il 5%.
E questi dati non ci devono sorprendere sia per la grande promozione che da anni è stata fatta all’abbinamento fra vini e paesaggio, basti pensare al ‘Chiantishire’, alle Langhe, che sono addirittura Patrimonio dell’Unesco, e più recentemente alle colline di Valdobbiadene.
E la Puglia sta diventando la meta preferita per molti matrimoni indiani e per tutti gli appassionati di Pizzica che si ritrovano a ballare d’estate nelle molte piazze del Salento. E così crescono Primitivo di Manduria, Nero di Troia, Negroamaro, Salice Salentino, Castel del Monte Aglianico, Rosso di Cerignola, Cacc’e mmitte di Lucera, Terra d’Otranto, ecc…
Non è quindi un caso che le regioni a maggiore vocazione turistica siano anche quelle in cui sono maggiori le vendite di vino e sia maggiore il numero dei turisti in cerca di esperienze esclusive alla scoperta dei vini.
Attenzione poi ai numeri rappresentati dal vino biologico, Organic Wine, perché in questo caso il legame tra vino e territorio di produzione è ancora più forte e quindi ci possono essere nuove potenzialità di penetrazione nel mercato turistico da parte di produttori di vini in determinate aree. La richiesta di Organic Wine è stata così elevata che Vinitaly ha dedicato un intero padiglione per presentare le quasi 3.300 etichette.
La scelta italiana di unire agricoltura e turismo in un solo ministero è stata strategica ma sembra che al ministero ancora non siano pronti a promuovere queste due realtà. Il grande spazio del MIPAF a Verona non mostrava nulla delle opportunità turistiche offerte dalla nostra bella penisola. Mancava lo story telling dei territori in grado di trasformare gli interessi dei singoli produttori in interessi dei beni comuni di una intera collettività.
Certamente alcuni produttori sono avanti e usano lo story telling per attrarre buyer nelle loro cantine, ma senza una forte cornice data dal brand del territorio la loro forza è minore rispetto a quella dei loro competitor.
E ci sono competitor internazionali forti e agguerriti, soprattutto se si pensa alla importanza dei nuovi mercati asiatici che si stanno aprendo e che si trovano a scegliere prodotti di ottima qualità da ogni parte del mondo. Il mercato cinese va educato al vino e probabilmente sceglie i vini in funzione del richiamo ‘esotico’ che gli ispirano o dei consigli di alcuni dei loro guru.
L’abbinamento vino-territorio è allora fondamentale per entrare nella parte emozionale del consumatore cinese stimolando la sua creatività laterale. E per un cinese è ancora più importante l’abbinamento con un viaggio: Australia, Francia, Italia, …. Per non parlare di California e Cile. I primi due hanno legami consolidati molto forti, i ricchi cinesi stanno comprando la loro seconda casa in Australia, ma anche noi abbiamo le nostre carte da giocare.
E le possiamo giocare ancora meglio appena FieraVerona darà vita al suo programma di sbarco in Cina con una sua piattaforma fieristica.
Ma questo è un tema che approfondiremo in un articolo successivo.