Torino splendore antico

Una città splendida dalle mille sfumature, elegante e misteriosa allo stesso tempo, questa è Torino. Ma non solo.

Nella prima metà del ‘900 Torino era considerata il fulcro della Moda italiana; ad ogni cambio di stagione le dame più abbienti ci si recavano per rifare il proprio guardaroba. Bastavano pochi giorni per aver pronti i capi d’abbigliamento minuziosamente confezionati dalle Caterinette, ovvero le sarte di Torino, considerate le migliori della penisola.

Grazie appunto alla maestria e all’elevato numero di sarte, modiste, pelliccerie ed atelier, Torino era costantemente aggiornata in fatto di Moda, anche grazie alla vicinanza con la Francia, le cui maison parigine (da Lanvin a Patou) offrivano novità periodiche riguardo ai modelli.

L’abbigliamento tipico torinese quindi si rifece molto ai canoni francesi semplificandone però i tagli e creando uno stile più sobrio, elegante e di buongusto, puntando soprattutto sulla qualità dei tessuti.

Fino al 1950 Torino non ebbe rivali riguardo il velluto e la seta, quest’ultima prodotta nello stabilimento “Regia Manifattura” (presente dal settecento in zona Borgo Dora), e proprio intorno alla metà di quel secolo, Angiolo Treves tornò dall’America con la licenza per la produzione del lamè, un filato che con costi contenuti e particolari lavorazioni che permetteva di ottenere un tessuto resistente e cangiante. Per non parlare poi della diffusione del rayon nel 1934, una seta artificiale, considerata allora, il più moderno dei tessuti italiani.

Torino ha visto nascere aziende e botteghe che possono definirsi parte della storia del made in Italy: l’Oreficeria Musy, considerata la più vecchia gioielleria d’Italia (data di apertura 1707) è ancora oggi presente in Via Po; l’azienda Borsalino, nata per la produzione di cappelli in feltro nel 1857 ad Alessandria fu paragonata ad una piccola multinazionale grazie alle esportazioni all’estero, tutt’ora mantiene intatto l’orgoglio e il prestigio del suo nome; Mervilleuse, uno dei primi negozi aperto da Giuseppe Tortonese nel 1911, ove erano vendute camicette da donna già confezionate.

Come non citare poi la Donato Levi & figli, una sartoria aperta nel 1864 nel centro storico di Torino, famosa per aver confezionato il primo “abito su taglia” da uomo e per aver dato inizio alla Moda prêt-à-porter, ispirando così il GFT (Gruppo Finanziario Tessile) di Pier Giorgio Rivetti, che nel 1958 introdusse il marchio Cori, ovvero Confezioni Rivetti, rivolto alla clientela femminile.

 Il GFT rimarrà fino agli anni ’80, il maggior produttore europeo di abbigliamento.

Verso la metà del secolo, tutto ciò che riguardava il Fashion, si concentrò a Torino, divenuta sede dell’Ente Nazionale della Moda e per i successivi vent’anni uno dei luoghi più importanti per l’incontro, la formazione e la verifica delle tendenze anche grazie al SAMIA, ovvero il primo Salone Mercato Internazionale dell’Abbigliamento. Una mostra terminata ad ottobre, presso l’Archivio di Stato di Piazza Castello, dal titolo “Vent’anni di eleganza a Torino, 1955-1975” e curata da Pier Maria Stabile, è stata dedicata interamente alla produzione sartoriale artigianale che si sviluppò durante quel ventennio.

Federica Zangelmi